Non ci resta che leggere

Cosa sta succedendo nel mondo del libro tra lockdown, riaperture e nuove limitazioni per gli eventi pubblici? Quando finì la clausura e i lettori poterono uscire di casa, una delle prime cose che fecero fu andare in libreria con più entusiasmo di prima. Molti lettori divennero autori: scrissero libri e memoriali della quarantena, con una formidabile capacità di condivisione di sensazioni e sentimenti. Forse per una crisi di astinenza, per l’isolamento, ma lo scambio di consigli di lettura anche attraverso le chat online aveva creato nuovi lettori. A me piace pensare che si sia avuto, oltre al Covid, anche un altro tipo di contagio, certamente più nobile: l’amore per la lettura, per la parola scritta, da cui, una volta colpiti, non si deve chiedere di guarire, ma di continuare a diffondere il contagio, e infatti, il mercato, oggi, si sta avviando ad azzerare le perdite.

Che cosa è successo, dunque? Che il flagello, da cui ancora si fatica ad uscire, ha mostrato a tutti che l’unica attività veramente sicura, sana e senza controindicazioni, né limitazioni è leggere.

Ecco, difatti, che, in quella che è stata per secoli la più grande fiera del libro del mondo, il luogo per eccellenza dello scambio di diritti tra editori di tutti i paesi del globo, e che in questo anno orribilis, il 2020, ha riconvertito l’evento in un momento “semplicemente” online, durante la Fiera del libro di Francoforte, dunque, l’Associazione italiana editori ha snocciolato i dati della lettura in Italia in questi ultimi mesi: la perdita di fatturato del mercato di titoli più rappresentativo, cioè romanzi e saggi, rispetto al 2019 si riduce di 4 punti percentuali, passando dal -11 al -7 per cento tra luglio e settembre. A metà aprile era -20 per cento. Una performance, confrontata ad altri settori economici in periodo di crisi da coronavirus, che ha dell’incredibile: 13 punti in cinque mesi. Non sono grandezze paragonabili ma poiché si vive anche di simboli, forse non sarà sfuggito che l’altro ieri il Mef ha lanciato un Btp decennale, classico titolo rifugio, a rendita zero. Ma ci sono altri aspetti che fanno riflettere tanto da farci ipotizzare che esista davvero un punto di contatto concreto tra umanesimo e tecnologia. Da un lato prosegue il lento recupero dei canali di vendita fisici, librerie e grande distribuzione (+5 per cento), ma soprattutto di librerie indipendenti e non di catena. Questa è una tendenza che si è rafforzata durante il primo lockdown: librai di quartiere vicini ai lettori che hanno saputo fornire servizi a domicilio utilizzando mail, social e WhatsApp e non hanno abbandonato i clienti che evidentemente ora se lo ricordano. Si potrebbe dire librerie iperlocal, agili, motivate, tecnologiche, professionali e sul territorio.

Dall’altro lato gli store online come Amazon e Ibs hanno raggiunto la quota del 43 per cento (prima del lockdown era attestata intorno al 30), cioè quasi la metà dei lettori compra i libri su Internet. E probabilmente con le norme sanitarie ora in vigore che proibiscono assembramenti e sconsigliano i luoghi chiusi (le grandi librerie fanno parte di entrambe le tipologie) è una tendenza destinata a rafforzarsi.

Infine: tradotte in cifre, le vendite di libri al 27 settembre 2020, valgono 850 milioni, contro i 914 del corrispondente periodo dell’anno precedente. Vero è che, alla fine dell’anno scorso, il comparto era cresciuto del 3 per cento, e si era raggiunto un giro d’affari complessivo di 3 miliardi e 37 milioni, un risultato di tutto rispetto che confermava l’editoria libraria il comparto culturale con il maggior fatturato in Italia.

Ce la farà il mercato dei libri a recuperare queste perdite? Comunque la si voglia raccontare, questa storia ha una morale: non ci resta che leggere, e in fondo, non sarebbe che cosa buona, o no?

Diego Guida

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