BookTubers. I nuovi critici letterari

Tra poco sarà trascorso un anno dall’inizio della pandemia da Covid che sta cambiando radicalmente il nostro modo di socializzare, di interagire, di scambiarsi idee e chiacchierare, discutere in libertà, tutti noi stiamo subendo il cambiamento senza rendercene davvero conto.
La lettura ha recuperato un po’ dell’attenzione perduta, e pareva poter compensare l’impossibilità di muoversi e sopportare con meno difficoltà le restrizioni sanitarie. Il “viaggio” offerto dalla lettura di un libro ha invece
subìto la competizione e l’antagonismo naturale dei social e della rete web, anche se in tanti hanno pensato di dedicare rubriche e attenzione al modo del libro.
Tuttavia non se la passano bene neanche quelli che parlano di libri su YouTube e sperano, almeno di tirar su i soldi sufficienti per pagare le bollette o qualche ben meritato spritz.
Da alcuni anni se ne vedono di assai seguiti anche in Italia, e si sono rafforzati in questi ultimi mesi. I più noti fra i tanti: ci sono Ilenia Zodiaco
con oltre 72mila iscritti al suo canale e Matteo Fumagalli con ben 110mila iscritti, ma neanche loro riescono sempre a potersi permettere i risultati
sperati.
È nella sfera anglofona che questa versione riveduta e aggiornata del vecchio critico letterario riesce a prosperare con successo. In una recente
intervista Daniel Greene, esperto di letteratura fantasy, racconta su Wired che grazie ai video su YouTube riesce a viverci e neanche tanto male.
In un trailer molto accattivante Greene promette recensioni, interviste e breaking news sul mondo del fantasy, invitando i visitatori a iscriversi al
suo canale video. In realtà, però dei suoi 260mila iscritti che hanno risposto all’appello, e che gli permettono i buoni risultati, pochi sanno quanta fatica ci sia dietro.

Per anni Daniel Greene ha pubblicato un video ogni giorno, sette giorni su sette, curandone nei dettagli la forma, un vero stakanovista, quello che oggi si definirebbe un workaholic.
Il vero problema per chi vuol sfondare su YouTube, è il sapersi adattare agli umori capricciosi dell’algoritmo che regola la rete e che costringe a bilanciare attentamente materiali interessanti, magari anche poco popolari, con i titoli di impatto sicuro, che porteranno i buoni volumi di traffico
desiderato.
Del potere palese e nascosto degli algoritmi pochi sono in grado di valutarne l’effetto, quel che è certo è che questi strumenti alla continua ricerca di consenso regolano freddamente ogni interazione online.
La minore diffusione dei quotidiani e periodici cartacei hanno profondamente ridotto il numero dei lettori e della critica. Il
mercato preme
perché i temi trattati siano i più popolari, spesso a discapito degli approfondimenti, dei commenti e dei temi difficili da comprendere
al primo impatto di lettura, che, seppur fortemente importanti, vengono trascurati. Ora in quasi tutte le nuove redazioni online, e sui canali digitali si vedono in tempo reale gli articoli che suscitano maggiore interesse.
A dettar legge oggi, è il software analitico, con il risultato che sono pochi i pezzi che salgono in vetta e gli altri si arrabattano come possono.
La conclusione è per forza di cose amara: gli algoritmi che ci dicono quali argomenti sono di tendenza, riflettono semplicemente le tendenze invece di aiutare a crearle.

Così, ad esempio, se a nessuno si dice mai che la lettura di un buon libro e il conseguente accrescimento individuale sono importanti, difficilmente saranno considerati tali. Il ruolo dei media ne esce ridotto e non si contribuisce alla crescita culturale dei followers.

Diego Guida

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