Cosa succede in Europa

Cosa è successo al mercato del libro in Europa? Solo in Italia abbiamo vissuto una notevole contrazione delle vendite durate e subito dopo il lockdown? La Federation of European Publishers (FEP) sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria ha attivato uno scambio quotidiano di informazioni tra i membri del suo network con l’obiettivo di condividere gli effetti della pandemia sul mercato del libro, rafforzando l’importanza della sua rete come strumento per raccogliere e condividere dati.

L’impatto delle chiusure delle librerie in tutta l’UE è stato immediato e drammatico. Le librerie fisiche in Italia, ad esempio, generano il 66% delle vendite, 74% dei lettori acquista in libreria. Alla chiusura, l’effetto sulla domanda è stato imponente: le vendite in libreria sono diminuite tra il 75% e il 95% ovunque fosse in atto un lockdown e l’impatto sulle vendite si è avvertito in maniera significativa già a marzo.

In Francia, le librerie più grandi hanno subito una riduzione delle vendite di oltre il 50%, mentre in Germania le librerie nel complesso hanno perso oltre il 30% una perdita secca di circa 500 milioni di euro al mese.

In Spagna non è andata meglio: nel complesso, la filiera editoriale ha valutato perdite di circa 200 milioni, pari all’80% del mercato, e sempre alla fine dello scorso mese di marzo, per effetto del lockdown, le vendite in libreria in Italia si sono ridotte del 75%, del 78% in Portogallo, dell’85% in Romania.

Questi effetti hanno significato per moltissimi editori una drastica riduzione del lavoro, il rinvio o la cancellazione di molte uscite pianificate, con un ulteriore impatto negativo sui ricavi, per molti addirittura la cessazione dell’attività.

Nella sola seconda metà di marzo gli editori francesi hanno rinviato la pubblicazione di ben 5.236 nuovi titoli e nuove edizioni, mentre a metà maggio prevedevano di posticipare il 18% del totale delle nuove uscite del 2020.

A fine marzo si stima che la riduzione in Grecia è stata di circa -75% e la stima per l’intero anno prevede una riduzione di circa un quinto del totale delle novità programmate prima del lockdown.

Gli editori cechi, invece, hanno rinviato circa il 15% dei loro lanci. In Italia, alla fine di marzo, a essere cancellati o posticipati sono stati circa 23.200 titoli, circa un terzo del totale), corrispondenti a 48,9 milioni di copie stampate in meno.

Se consideriamo l’intero periodo del lockdown, i lanci novità si sono ridotti di due terzi, in generale quasi tutti i Paesi gli editori hanno dovuto modificare i loro piani editoriali.

Va tenuto in conto, anche, che molti editori avevano, a marzo, già sostenuti costi per le acquisizioni di diritti, traduzioni, per la promozione, la logistica e così via: molti editori sono stati colpiti anche dalle interruzioni dei servizi di distribuzione e dalla diminuzione delle esportazioni.

Un’ulteriore conseguenza del lockdown è stata, poi, l’impossibilità di organizzare eventi pubblici: dalle fiere del libro, ai reading, ai festival a tutti gli altri eventi in presenza fondamentali per spingere le vendite.

Ad aprile il settore del libro si è sostanzialmente fermato in molti Paesi, e le librerie rimaste chiuse per la maggior parte del mese: è in quel momento che la crisi ha avuto il suo impatto maggiore.

In Francia, le vendite sono diminuite del 96% nelle librerie più grandi, dell’89% in quelle più piccole. La vendita di libri al dettaglio ha fatto registrare il -47% in Germania (dove le librerie hanno riaperto il 20 aprile nella maggior parte delle regioni).

In Italia, a metà mese, le vendite in libreria risultavano diminuite dell’85% rispetto a prima del lockdown. All’inizio di maggio le librerie del Regno Unito registravano in media il 18% delle loro abituali vendite e gli editori un -60% di fatturato (-90% per i piccoli, quasi del tutto dipendenti dalle vendite in libreria).

Com’era prevedibile, le vendite online di e-book e audiolibri sono aumentate in misura significativa in molti Paesi, ma non sono state in grado di compensare le enormi perdite subìte: in Italia hanno superato per la prima volta quelle nei negozi fisici, raggiungendo una quota del 47%.

E i Paesi in cui le librerie non hanno dovuto chiudere a causa del lockdown? Anche lì l’emergenza sanitaria ha avuto un grave impatto sul mercato del libro, poiché le misure di sicurezza e la riluttanza di molte persone a entrare nei negozi si sono tradotte inevitabilmente in minori vendite: sono diminuite del 30% in Danimarca tra marzo e aprile, le maggiori catene del Paese ha dichiarato fallimento.

Da marzo a maggio, le vendite in libreria sono diminuite del 40% in Finlandia, in Lettonia, dove le librerie dovevano rimanere chiuse solo nei fine settimana, ad aprile e maggio le vendite sono diminuite del 42,3% ed è stato pubblicato il 45% di titoli in meno. In Norvegia, a metà aprile, le vendite fisiche degli editori alle librerie risultavano diminuite del 59%, del 29% nel complesso. In Svezia, tra metà marzo e metà aprile, le vendite nelle librerie fisiche sono diminuite del 36,3%. Nei Paesi Bassi – dove la maggior parte delle librerie è rimasta aperta o ha riaperto subito dopo l’esplosione della pandemia – le vendite in negozio hanno risentito in ogni caso della situazione, registrando un -30% nei primi due mesi dell’emergenza.

Quando le librerie hanno riaperto, le vendite sono aumentate, ma nella maggior parte dei casi mantenendo valori inferiori al pre-lockdown, così come nei Paesi in cui le librerie non hanno chiuso, la situazione è rimasta difficile, soprattutto per le librerie fisiche. A maggio, in Norvegia il mercato totale faceva segnare il -5%, -4,6% in Svezia.

Ad oggi è ancora difficile fare previsioni per l’intero anno, ma è chiaro che la crisi ha danneggiato gravemente l’editoria europea, introducendo un elemento di grande fragilità in un settore che aveva un equilibrio sano ma delicato, dimostrando fragilità per l’intero comparto e pare indispensabile l’adozione di mirate misure di sostegno da parte delle istituzioni che aiuterebbe molto a rafforzare la filiera e sostenere la resilienza del settore.

È indispensabile che le autorità pubbliche dispongano strumenti adeguati, magari facendo ricorso all’imminente arrivo dei fondi del Ricovery Fund soprattutto per consentire alla filiera del libro di ricollocarsi in modo più adeguato ai tempi con azioni formative e innovative per il mantenimento del mercato indispensabile per la libera circolazione delle idee.

Anna Maria Fierro

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