Descrizione
Ho sempre pensato che l’architettura fosse donna e che il suo corpus
riproduca, anche psicanaliticamente, la fisicità di una materia
profondamente femminile, nelle forme e nella sostanza di un approccio
amoroso, carico di sospensione e attrazione.
Sarebbe, certamente, da approfondire questo decisivo e delicato
rapporto, già avuto modo altrove di introdurre, ricordando i nostri
comuni trascorsi giornalistici nel glorioso “Giornale di Napoli”.
Pagliara, per le sue architetture, prende spunto da un’acclarata
letteratura artistica, che egli rimodula e adatta a specifiche esigenze
strutturali e materiali; per le sue novelle, il procedimento anima
e arricchisce del ritmo di una costruzione narrativa, carica appunto
di sospensione, ma anche di leggerezza.
Egli rincorre i suoi ricordi, con gli anni, come diceva Proust, sempre
più lucidi e vibranti, alla recherche delle molte donne della sua vita,
incontrate per caso, amate non per caso, ma sotto la spinta
di una emozionalità erotica di forte risonanza poetica.
(dalla Prefazione di Francesco D’Episcopo)
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