Descrizione
Il Triennio rivoluzionario (1796-1799) fu per l’Italia
un momento cruciale. Con la fine dell’antico regime
e l’insediamento di governi repubblicani, sembrò a molti
possibile partecipare alla costruzione di una società nuova,
fondata sulla libertà e sull’eguaglianza.
Una delle novità più interessanti e meno studiate di quegli
anni è costituita dalla comparsa delle donne sulla scena
pubblica. Esortate dai patrioti a manifestare la propria
adesione al “nuovo ordine di cose”, le “cittadine”
non soltanto parteciparono alle feste, ma frequentarono
i circoli costituzionali, pronunciarono discorsi, scrissero
lettere ai giornali, organizzarono banchetti patriottici.
Appropriandosi delle nuove forme della comunicazione
politica, molte donne – non unicamente quelle istruite –
esercitarono i diritti di cittadinanza anche quando
non li rivendicarono esplicitamente. Alcune di loro, poi,
chiesero la parità nelle successioni, la libertà di scelta
nel matrimonio, il divorzio, la possibilità di sciogliere i voti
religiosi, il diritto all’istruzione.
Facendo ricorso a una grande varietà di fonti, a stampa
e manoscritte, l’autrice ha ricostruito atteggiamenti
e aspettative femminili e li ha inseriti in un quadro
– relativo alle aree piemontese e cisalpina –
che comprende anche le opinioni maschili e i primi
riconoscimenti, sul piano legislativo, dei diritti civili
delle donne. Non furono cambiamenti duraturi. Tuttavia,
pur nella sua brevità, l’esperienza rivoluzionaria permise
alle donne di sentirsi per la prima volta parte della sfera
pubblica e titolari di diritti.
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