Stige

10.00

COD: 9791255632498 Categoria: Tag:

Descrizione

Ogni poeta deve ineludibilmente costruire un linguaggio ed elaborare una propria poetica. Per generale ammissione, il linguaggio poetico si rivela, nondimeno, connotato da una peculiare densità espressiva risultante da una certa dose di ambiguità data dall’affollamento delle significazioni. O da una densità o “ricchezza non ridotta di significati”, consentita e favorita dall’uso di iperboli, fantasmagorie, allusioni simboliche, luoghi retorici, polisensi. Laddove l’ineludibile tensione tra l’aspirazione all’anarchia ed il fastidioso spettro dell’afasia dovrebbe risolversi e comporsi, come autorevolmente suggeriva un antico maestro come Galvano della Volpe, in virtù di un’ineffabile attitudine alla traduzione del caos in un particolare ordine. Esito interpretato da Gillo Dorfles nei termini di un equilibrio tra i margini di ambiguità e la comprensibilità del testo per “chi lo riscrive rileggendolo”. Consapevole di ciò e memore della lezione dell’antico maestro per il quale anche il linguaggio poetico apparterrebbe al “campo della ragione”, l’autore tenta un’operazione non priva di rischi, lasciando intravedere dietro la costruzione di un discorso filosofico, suggestioni nascoste, citazioni, allusioni che rinviano ad altri piani della realtà. Ovvero introducendo elementi di caos nell’ordine di un linguaggio di per sé denotativo. Con il risultato di un’ambiguità costruita sull’interconnessione di più piani o usi di un medesimo linguaggio.

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