Il fenomeno indiretto nell’Opus postumum di Kant

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Descrizione

Le tesi dell’opera postuma di Kant che sono enucleate in questo libro, e continuano dal libro precedente – Il fenomeno e l’Opus postumum di Kant. Il passaggio trascendentale alla fisica – ci portano a ripensare al senso del nostro rapporto al fenomeno, ritornando a ciò che è stato acquisito dalla Critica della ragion pura. Esse parlano infatti di un fenomeno del fenomeno, o fenomeno indiretto, che si apre nello spazio cognitivo del soggetto, come l’ineludibile e imprescindibile verità formale del fenomeno diretto stesso, che deve accompagnare a priori ogni fenomeno, tanto per l’esperienza quanto appunto per la costruzione del sistema dottrinale della scienza. Da questa intuizione Kant, verso la fine del suo impegno teoretico, comincia a non considerare più il passaggio dai principi metafisici alla fisica come il risultato più importante e ultimo dell’Opus, quanto invece che il fenomeno ha la sua verità formale a priori, quella della Critica maggiore, e un suo rappresentante a priori: è l’idea del fenomeno, che deve poter accompagnare a priori ogni fenomeno; si chiama fenomeno del fenomeno o fenomeno indiretto, ed è sua verità ideale. Kant capisce che il fenomeno indiretto può essere il ponte per la comprensione linguistica del fenomeno diretto di cui è rappresentante, nell’ambito della funzione logica del linguaggio fino al sapere della scienza.
Egli si accorge di una possibilità emozionante, che nasce proprio dalla percezione drammatica della Kluft, come Lücke, come lacuna insuperabile fra i principi metafisici della scienza della natura e la fisica – in particolare manifestata nei Lose Blätter 3-4, 5, 6, 7, riuniti nel Convolut IV e nelle sue Lettere a Garve e a Kiesewetter; questa possibilità di cui parliamo giunse dalla sua stessa soluzione al problema: che l’Übergang, il passaggio, del formale a priori, delle forme trascendentali della Critica della ragion pura alla fisica dei fenomeni indiretti prevista dall’Opus postumum, sarà ben in grado di garantire il passaggio dei principi metafisici per la fisica, giustificando così l’Opus postumum, ma di inverare in modo geniale la Critica della ragion pura, senza modificarne in alcun modo l’impianto formale.
Le presenti considerazioni sono delineate principalmente sui Convolute VII, X, XI.

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